Il Web 2.0 è un laboratorio (opportunità ed errori – da evitare -)

Web 2.0 è un laboratorio
Non esistono modelli di business affermati, maturi stabili (quando sarà chiaro quali saremo arrivati al Web 4.0)
E’ un laboratorio sperimentale  dove si testano nuove soluzioni di business  ed economiche : molti test falliti e grandi ROI dai pochi esperimenti che funzionano.

Web 2.0 come opportunità di business
Purtroppo e per fortuna bisogna sperimentare

    – sia sul prodotto
    – che sul modello di business

Purtroppo e per fortuna bisogna sperimentare
Ottendo servizi che portano benefici reali e tangibili agli UTENTI/CLIENTI

Avendo però a disposizione a costi bassi (più bassi che nell’1.0)

    – strumenti di marketing e di distribuzione (es. social networking, free account, blog)
      – fattori di produzione come infrastruttura, banda, software (sw open source), risorse

che consentono di operare a costi di investimento inizialmente ridotti.


Business model – Top ten (geek) mistake

1. Pensare all’exit  come modello di business (se non siete un Venture Capitalist). Lo faccio  e lo vendo veloce. Si tratta di una tecnica magari redditizia ma speculativa oltre che rischiosa (se non c’è business dare il pacco a qualcuno non è semplice).

2. Ad Sense ovunque: es. Adversiting contestuale anche per applicazioni

3. Confusione fra Marketing model e business model: Il marketing è la chiave per la massa critica ma non è il business model. Free per forza? No si può partire anche da subito chiedendo soldi. Il free è un costo di marketing.

4. Pensare solo nell’ottica di un Product/Service business model e non nell’ottica di Company business model: Blogger, la Toolba o Campfire non portano direttamente denaro a Google e a BaseCamp ma indirettamente supportano in qualche modo il business

5. Pensare (solo) geek: disinteressarsi del business  o pensare di fare tutto da soli ecc. Utile avere in squadra sia un tech geek che un biz geek. Errore tipico dei tech geek : paragonare i dati di traffico all’audience tv e non analizzare il cliente e come fruisce del mezzo per il suo utilizzo.

6. Non avere un piano (un business plan anche su carta di formaggio) e quindi fare i conti troppo tardi (costi ricavi quelle robe li).

7. Pensare che l’idea sia fondamentale e che ci sia il rischio che te la freghino. Non è vero, è fondamentale avere i mezzi per metterla in pratica bene. L’idea di per se non vale nulla.

8. Cercare di avere un’idea che nessuno ha mai avuto. Avere concorrenza (C’è già!) non è una cattiva notizia, la cattiva notizia è se loro sono bravi ed il mercato maturo. Se una cosa ce avete in testa non esiste al mondo più probabilmente è perchè non serve a nessuno.

9. Credere di sapere come deve essere disegnata un’applicazione, la tua opinione anche se sei un design guru, conta avere solo bene chiaro in testa chi è il tuo target chi sono i tuoi clienti e studiare cosa fa, cosa pensa, cosa vuole (oltre che l’intuito quel che serve è chiedere e vedere che cosa è successo utilizzando benchmark/best practice)

10. Credere che "If you build it they will come". Non è detto! Un servizio troppo di nicchia o troppo fotocopia o non è migliore degli altri, avrà difficoltà ad affermarsi. Non si parla mai delle feste andata a buca, ma solo dei rave superaffollati.

tratto da un documento presentato da L.Grivet come Talk al Barcamp di Torino il 2 dicembre 2006.

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