Più app meno pubblicità

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Vorrei condividere alcune “sottolineature” tratte dal numero di marzo 2013 dell’Harvard Business Review scritto da Sunil Gupta che dirige la marketing unit dell’Harvard Business School.

Il titolo dell’articolo è “Per i dispositivi mobili le app contano più della pubblicità

Le aziende più avvedute adotteranno i dispositivi mobili come piattaforma per le comunicazioni.

Tutte le volte che emergono dei nuovi media – pensate alla televisione negli anni iQuaranta e Cinquanta e a Internet negli anni Novanta – c’è una fase di rimaneggiamento, durante il quale le aziende tentano di riproporre gli spot che funzionavano sui vecchi media. Ecco perchè gli spot televisivi degli anni Cinquanta consistevano praticamente nella lettura di annunci radiofonici e perchè i siti Internet degli anni Novanta erano pieni di inserzioni statiche riprese direttamente dalle campagne a stampa. Nessuno dei due tentativi iha avuto successo. I nuovi media richiedono nuovi metodi pubblicitari e questi ultimi evolvono nel tempo. Lo stesso vale per i dispositivi mobili.

Il modo più efficiace con cui potranno comunicare le imprese sarà l’utilizzo di app. Le applicazioni soppianteranno le inserzioni tradizionali, anche perchè i consumatori non le percepiscono come una forma di pubblicità – le apprezzano per la funzionalità e non le trovano invadenti.

Saranno attrattiveanche per le aziende perchè costano meno delle inserzioni pubblicitarie e a volte creano flussi di ricavi completamenti nuovi.

Se osservate il modo in cui le persone usano i propri smartphone e guardate oltre le telefonata , la posta elettronica e gli sms (tutte cose che non si prestano particolarmente alla pubblicità) vi renderete conto che le app hanno un ruolo predominante.

Gli utenti dedicano, in media, l’82% del tempo trascorso sui dispositivi mobili alle app e appena il 18% ai browser per la navigazione in Rete. Scaricano sui telefonini una quarantina di applicazioni (ce ne sono a disposizione più di un milione) e ne usano regolarmente una quindicina.

Le applicazioni per gli smartphone si possono raggruppare in cinque categorie:

  • Giochi e intrattenimento – pesano per il 42% del tempo trascorso sugli smartphone
  • Social network (in particolare Facebook) per il 31%
  • Servizi di utilità, ta cui mappe, orologi, calendari etc
  • Scoperta : fra cui Yelp, TripAdvisor e Flixster
  • Brand: come Nike e RedBull

[…]

Invece di acquistare piccoli banner pubblicitari, dovrebbero creare applicazioni specifiche che aggiungono valore alla vita dei consumatori e promuovono un legame di lungo termine con i propri brand.

Dante, Petrarca, Amazon e il brevetto sulla vendita di e-book “usati”

LaRepubblica.it pubblica questo articolo.

http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/04/02/news/ebook_usati-55770740/

Dove è presente questa frase addebitata a Scott Turow, presidente dell’associazione scrittori USA:

“Capisco che per i lettori sarebbe una bella sorpresa. Sino a quando però gli autori si stuferanno di lavorare quasi gratis e non ci saranno più libri da leggere”.

In effetti è una bella rivoluzione, mi immagino che un modo nuovo per gli scrittori per guadagnare potrebbe essere la capacità che di ingaggiare il maggior numero di interazioni social.

E poi mi domando (occhio è una domanda 🙂 ) ,  ma Dante e Petrarca quando scrivevano le loro opere si preoccupavano di diritti di autore e di audience?