Dante, Petrarca, Amazon e il brevetto sulla vendita di e-book “usati”

LaRepubblica.it pubblica questo articolo.

http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/04/02/news/ebook_usati-55770740/

Dove è presente questa frase addebitata a Scott Turow, presidente dell’associazione scrittori USA:

“Capisco che per i lettori sarebbe una bella sorpresa. Sino a quando però gli autori si stuferanno di lavorare quasi gratis e non ci saranno più libri da leggere”.

In effetti è una bella rivoluzione, mi immagino che un modo nuovo per gli scrittori per guadagnare potrebbe essere la capacità che di ingaggiare il maggior numero di interazioni social.

E poi mi domando (occhio è una domanda 🙂 ) ,  ma Dante e Petrarca quando scrivevano le loro opere si preoccupavano di diritti di autore e di audience?

Reti di Impresa: Stato dell'arte, potenzialità e problemi

Lunedì 22 ottobre si è tenuta una sessione congiunta fra Milano e Firenze del Convegno dal titolo “Insieme per vincere. La sfida della crescita. Una nuova Italia è possibile. Imprese più forti in Rete” organizzato dalle Camere di Commercio delle due città con lo scopo di fare il punto sullo stato dell’arte delle Rete di Imprese in Italia.

Su questo argomento avevo già scritto in passato qui

Ad oggi sono stati stipulati poco più di 450 contratti che coinvolgono oltre 2.500 aziende di queste circa 500 sono in Lombardia ed al secondo posto c’è la Toscana con 400, segue l’Emilia Romagna con 250.

La nota ricorrente da più parti è stata che il Contratto di Rete è ancora oggi un ibrido e necessita di essere ulteriormente perfezionato dal punto di vista normativo, come è necessario maggiore coraggio da parte dello Stato, delle banche ma anche da parte delle imprese, le aziende in Rete sono ancora troppo poche.

A tal proposito è stato fatto un appello (da Sangalli presidente della Camera di Milano) alle associazioni di categoria a diffondere la cultura della Rete di Imprese e che anche le stesse Camere di Commercio dovrebbero mettersi in Rete (ingenuamente pensavo che almeno loro, anche se in modo meno istituzionale, già lo fossero).

Quindi per tornare alle Reti ancora sono troppo poche, in parte la colpa è la paura degli imprenditori che questo strumento limiti i propri spazi di intervento, in ogni caso la cultura di Rete è ancora poco diffusa in Italia più per mancanza di conoscenza che per ostilità.

Interessante alcuni stralci di una ricerca presentata da Roberto Mannheimer dove se si chiede al singolo imprenditore come percepisce la situazione dell’Italia, la risposta è “male”, se gli si chiede quella del proprio settore  è “malino” ed invece come va la propria azienda “me la cavo”. Cioè più ci si avvicina a se stessi e più al percezione migliora. Buffo.

Sempre dalla ricerca di Mannheimer alla domanda come vedete la situazione generale in Italia fra un anno, il 57% ha dichiarato “peggioramento”, il 36% “in ripresa” e poi vorrei conoscere quel 6% che ha dichiarato che continuerà “ad andar bene come adesso”

L’intervento di Novari, l’AD di H3G Italia, è stato improntato sul suo percorso personale che lo ha portato dalla sua città natale Genova a Milano e da lì a diventare il responsabile, ormai da anni, di una grande multinazionale in Italia.
Novari ha sottolineato la necessità ed anche la responsabilità di fare impresa in Italia, per contribuire al cambiamento – in meglio del nostro paese – che all’estero è percepito come un Luna Park dove la fanno da padrone i soliti luoghi comuni e fra questi non c’è la serietà.
Novari ha concluso con una frase che non lascia adito ad interpretazioni “oggi in Italia fare Rete non é un’alternativa ma é un obbligo”.

Molto interessante l’intervento di Gian Luca Brambilla di eAgisco che non le ha mandate a dire lamentando le solite difficoltà burocratiche italiane che rallentano il processo di vita delle Reti di Imprese e che continuando così “non si va da nessuna parte”.
Le parole chiave sulle quali il legislatore deve ancora lavorare sono Fiscalità, Lavoro e Giustizia e soprattutto le Reti “devono costare poco”.

La natura della Rete di Imprese, proprio per evitare che sia assimilata ad un Consorzio o ad una Società, deve essere quella di sperimentare (su un prodotto, un mercato, ricerca e sviluppo, etc), se poi va bene può costituirsi in società altrimenti in modo semplice e rapido si scioglie.

A questo deve mirare lo strumento dei contratti di Rete di Imprese e per farlo va tolto dall’ambiguità dove ancora si sta trovando per fornirgli quelli elementi di flessibilità e basso costo che gli permetteranno di decollare in un futuro prossimo.

Personalmente sono comunque interessato all’argomento e su vari fronti stiamo prendendo in considerazione la creazione di Reti di Imprese, quindi restate sintonizzate perchè è probabile che in questo blog pieno di tweet nasca un diario di bordo su questo argomento.

PS: piccola nota negativa la non possibilità di connettersi al wifi del Centro Convegni ,  ma probabilmente ha un senso anche perchè credo di essere stato l’unico che ha tweettato durante l’evento  #impreseinrete e questo non è buona cosa ;-)

 

 

 

 

 

 

Bologna – Incontro sull'Internet delle Cose

Il 24 febbraio a Bologna ( Twitter hashtag #iot2011bo )ho assistito ad un affollato incontro sull’ Internet delle Cose – o degli Oggetti – e dintorni.

Leandro Agrò aka @leeander (con questa sono tre le volte che ho avuto il piacere di ascoltarlo dal vivo)  fra le altre cose ha ribadito quello che ama sottolineare da tempo e cioè che dopo il web 1.0 e il 2.0 la prossima tappa sarà l’ Internet degli Oggetti ed è un’occasione che noi italiani, leader nel design,  non possiamo assolutamente perdere.

Avrebbe dovuto esserci anche Massimo Banzi aka @mbanzi , il creatore di Arduino, ma i postumi di un recente viaggio in India (capisco perfettamente, anche io in due viaggi fatti  in India mi sono portato a casa entrambe le volte dei regalini di montezumiana memoria) lo hanno costretto a rimanere a casa da dove ha fatto un interessante video-intervento , annunciando fra l’altro l’uscita di una versione di Arduino con Shield integrata.

Altro intervento estremamente interessante è stato quello di Luciano Bononi , professore al Dipartimento di Scienza dell’Informazione dell’Università di Bologna, che ci ha esposto l’Internet delle Cose dal  punto di vista della ricerca universitaria e mi ha fatto molto piacere vedere che almeno a Bologna l’interesse per questi argomenti è alto (speriamo che anche altri istituti si stiano muovendo in questa direzione) ha descritto alcuni progetti in fase di realizzazione molto interessanti, come interessantie è stato sapere che la Comunità Europea , oltre ad occuparsi in prima persona dell’argomento – vedi IoT European Research Cluster – ha predisposto dei finanziamenti rivolti anche alla PMI per lo sviluppo di progetti orientati all’ IoT (Internet of Things).

Un saluto a @jazzo (Davide Gullo) che ho avuto il piacere di conoscere personalmente 🙂

L’organizzazione ha rilasciato anche l’attestato di partecipazione 🙂 Grazie!

Better Software 2010: i talk che ho seguito con maggiore interesse #bsw2010

Ero fra il pubblico anche alla prima edizione dello scorso anno.

Nel 2010, oltre al sensibile incremento di pubblico, l’intera organizzazione dell’evento è senz’altro migliorata , wifi stabile, coffee break e lunch di qualità e abbondanti (si parla sempre di un evento ovviamente).

Ho assistito a tutti i talk che si sono tenuti nell’Auditorium e li ho trovati tutti di buon livello.

Ecco quelli che mi hanno maggiormente interessato :

Stefano Sanna @gerdavax (Application Store, potenzialità e trappole) , uno sviluppatore, che ha parlato della sua esperienza e conseguenti riflessioni sull’utilizzo degli application store, presentando un’analisi dettagliata per singolo Application Store (Apple Store, Android Market, App World) delle possibilità che ognuno di questi offre e dei conseguenti limiti per gli sviluppatori di applicazioni.

Paolo Ciuccarelli (Oltre il cruscotto: (ri)costruire la visione d’insieme per decidere meglio) : ha parlato di Big Picture ossia della visione di insime di un fenomeno, di  Riduzione della Complessità e che di consegeunza lavorare con la complessità necessita di dotarsi di nuovi strumenti. Ho trovato molto interessante il fatto che ci siamo abituati a “guardare” senza capirle, molte delle rappresentazioni grafiche delle informazioni, una fra tutte il famoso cruscotto che troviamo spesso nei report prodotti dalla business intelligence, che in alcuni contesti ha senza dubbio senso, ma molto spesso viene inserito solo perchè di “moda”.  Altresì formidabile la rappresentazione delle informazioni utilizzando il Diagramma di Sankey (del quale, da buon autodidatta quale sono, ignoravo totalmente l’esistenza).

Leandro Agrò @leeander (Una storia di SW dai protocolli alla startup): questo talk ha trattato uno degli argomenti che maggiormente mi interessa da anni , da quando ho letto la Forma del Futuro di Bruce Sterling, l’Internet delle Cose. Ed è da molto tempo che seguo con altrettanto interesse le vicende di Widetag la società della quale Agrò è co-fondatore. L’Internet delle Cose, chiamata anche Terza Onda, l’onda che l’impresa italiana non può permettersi di perdere. Siamo riusciti a cavalcare il web 1.0 quello degli ISP (vedi Tiscali, Data), mentre nel 2.0 ci siamo configurati come dei semplici  followers in tutti i sensi. La Terza Onda è quella che offre la possibilità di connettere fra loro qualsiasi oggetto, anche quello in apparenza più stupido, è per il nostro paese, dove le attività legate al design sono universalmente riconosciute, una opportunità irripetibile.

Ludovico Magnocavallo @ludo (Come innervosire i blogger e vivere felici) : è stata la narrazione di una storia, tipicamente italiana,  nata dall’idea di una persona, perseguita con passione e sacrificio, che ha attirato l’interesse immediato della bloggosfera italiana e con essa anche tutte le polemiche sull’uso più o meno corretto se non addirittura strumentale (a detta dei polemici) degli algoritmi di Blogbabel, che ha portato Magnocavallo a chiudere il sito , per riaprirlo qualche mese dopo per poi metterlo in vendita , anche  su ebay. Tutta la storia è ampiamente descritta e documentata in rete.

Giacomo ‘Peldi’ Guillizzoni @balsamiq (Alcune lezioni che ho imparato negli ultimi due anni) : Guillizzoni è il fondatore di Balsamiq la società che produce Mockups (un tool che usiamo anche noi in Vivido) . E’ stato senz’altro il talk che ha registrato la maggiore presenza di pubblico. Una storia raccontata da “Peldi” (il soprannome di Guillizzoni) in modo divertente e che ha voluto lanciare un chiaro messaggio di ottimismo, della serie che con passione, competenza e un pò di c..o  ;-) è possibile farcela anche in Italia.

Luca Mascaro @LucaMascaro (UX design agile) : fondatore di Skecthin uno studio di design di Lugano che si occupa di progettazione centrata sull’utente, ha descritto l’esperienza nell’utilizzo delle metodologie Agili per la gestione di progetti che hanno come obbiettivo non solo la realizzazione di interfaccie utente ma più compiutamente quello di offrire all’utente la migliore esperienza possibile nell’utilizzo dell’applicazione. Un percorso di sperimentazione molto interessante.

Antonio Volpon @AntonioVolpon (Recruitment 2.0) : di Volpon ho avuto modo di apprezzare l’interessante e ben fatta presentazione dello scorso anno sul project management. Anche questa volta si è cimentato su un argomento altrettanto  interessante come quello dell’utilizzo dei social network per promuovere se stessi e/o la propria azienda in modo da offrire al mercato del recruitment,  informazioni interessanti per la valutazione dei candidati.  Mi ha fatto piacere constatare che, più in generale, il percorso nell’utilizzo singolo e combinato dei social network è esattamente quello che ho seguito anche io.

Roberto Venturini @robven (La comunicazione non è più quella di una volta) : da quel consumato comunicatore che è, ha proposto una carrellata brillante e divertente sul mondo della comunicazione e su come questa è cambiata nel tempo e come ha modificato i nostri atteggiamenti mentali. Bravo!!!

Social Network e business

Da un post del blog di Luca De Biase :

Nel Nord America, 260mila piccole imprese usano i social network per promuovere il loro business. Ci sono nuovi servizi con sempre nuove funzioni. Fare marketing, testare i gusti dei clienti, trovare partner e fornitori. Un pezzo del New York Times ne dà conto in modo anedottico ma molto articolato.

Il movimento è chiarissimo. Quello che è tutto da costruire è il pensiero della nuova organizzazione delle aziende.

Che cosa diventano le funzioni aziendali nello scenario dei social network? Come cambiano le specializzazioni e il team building? Come cambiano le forme di collaborazione e di reciproca informazione tra le persone che lavorano in azienda? E come cambia il rapporto tra le grandi aziende che si occupano di grandi reti (logistica, credito, telecomunicazioni, distribuzione, ecc.) e le piccole aziende o i singoli professionisti? Sappiamo che tutta l’organizzazione produttiva sarà influenzata da queste novità. Non sappiamo che forma assumerà alla fine del processo innovativo. Ma è una dinamica tutta da seguire. Nella quale è chiaro che l’economia riassorbe dimensioni dell’umano che hanno a che fare con le relazioni tra le persone e non soltanto relazioni di scambio monetario.