The Sandbox: è l’ora di sperimentare

Sandbox sta realizzando un mondo virtuale unico all’interno del quale i giocatori possono costruire, possedere e monetizzare le loro esperienze di gioco utilizzando NFT (token non fungibili) e $SAND, l’utility token che è alla base della piattaforma Sandbox necessario per effettuare le transazioni ed ogni tipo di interazione, che permette ai giocatori di giocare, possedere, governare, scambiare e guadagnare all’interno di questo nuovo metaverso.

Ieri si è conclusa la Wave 1 della vendita pubblica di LAND che ha visto raggiungere un risultato di tutto rispetto con 7,45 milioni di $SAND incassati, corrispondenti a circa un milione e mezzo di dollari.

Le LAND sono letteralmente volate via nell’arco di pochi minuti a testimoniare l’interesse nei confronti di questo progetto.

Ho acquistato una Land con il preciso scopo di effettuare dei test in azienda (dove stiamo formando un team dedicato a The Sandbox) sull’utilizzo dei due strumenti principali quello per creare asset – VoxEdit – e per costruire giochi – Game Maker – all’interno del metaverso The Sandbox, e che nel contempo ci permetta di comprendere bene le dinamiche e le economie che potenzialmente si andranno a strutturare nel tempo.

Ritengo, e lo riteniamo anche in Vivido che questo genere di metaversi basati su NFT e blockchain – fino ad un paio di anni fa ritenuti dalle più importanti società operanti in questo settore come non sufficientemente maturi per realizzare giochi e quindi investirci adeguatamente – in breve tempo riusciranno a dimostrare le loro forti potenzialità, perchè porteranno il giocatore ad un altro livello da mero consumatore della risorsa “tempo” a soggetto attivo con la possibilità anche di avere un ritorno economico.

L’importanza delle memorie traduttive nel processo di internazionalizzazione

Capita spesso che le aziende che vorrebbero internazionalizzarsi ed espandere le proprie attività “oltre confine”, tendano a vedere nella localizzazione del proprio sito Web – e delle attività ad esso collegate – un ostacolo pressoché insormontabile. E questo non tanto per le difficoltà insite nella gestione della traduzione dei contenuti e nell’investimento netto che questa richiede. Ciò che pare spaventare le aziende è, piuttosto, il costante lavoro di “manutenzione” che i contenuti localizzati richiedono nel tempo.

L’attività aziendale, per sua natura, è dinamica e soggetta a continui cambiamenti, che si riflettono inevitabilmente sugli strumenti con i quali l’imprenditore comunica e si interfaccia con la propria clientela. Tanto per esemplificare, il catalogo prodotti di un sito di e-commerce è destinato a cambiare nel tempo, man mano che nuovi prodotti entreranno a farne parte ed altri ne usciranno. Taluni articoli vedranno invece mutare le proprie caratteristiche, e, con esse, le proprie descrizioni.

 

Man mano che i contenuti originali variano, debbono essere ri-localizzati, dando così vita ad un processo manutentivo con il quale si mira garantire la completezza, la coerenza e l’uniformità dell’intero sito nel tempo. Non desta dunque particolare meraviglia che, di primo acchito, il compito possa apparire improbo e particolarmente costoso agli occhi delle aziende che stanno pensando ad un debutto internazionale sul web.

In realtà, esistono degli strumenti che, nelle mani di chi li sa usare, possono semplificare enormemente questo processo. Tra questi spiccano le cosiddette “memorie di traduzione” (o memorie traduttive), uno strumento alquanto caro ai traduttori professionisti, che lo utilizzano da tempo all’interno dei software di traduzione CAT (Computer Assisted Translation).

 

La memoria di traduzione è, di fatto, una raccolta dinamica di espressioni (come frasi e collocazioni) che si ripetono, identiche, più volte all’interno di un documento. Man mano che il traduttore localizza le diverse espressioni incontrate all’interno del testo, la memoria di traduzione le archivia in tempo reale, pronta a riutilizzarle automaticamente laddove esse riapparissero altrove all’interno del medesimo testo. In questo modo, il traduttore non solo può velocizzare il proprio lavoro, ma ha la sicurezza che ogni espressione risulterà tradotta in modo univoco e omogeneo, conferendo ai contenuti un tenore lessicale coerente e, di conseguenza, un registro professionale.

Una volta creata, la memoria di traduzione diventa parte del patrimonio aziendale: potrà infatti essere riutilizzata ogni qual volta si renda necessario procedere ad un aggiornamento della localizzazione, in conseguenza, magari, dell’introduzione di nuovi prodotti in catalogo.

È abbastanza evidente che le memorie di traduzione si prestano soprattutto alla localizzazione di contenuti standardizzati, tecnici e modulari, ovvero di quei contenuti particolarmente proni alla ripetizione di questa o quella espressione, privi di picchi creativi o “letterari”. È dunque quanto di meglio si possa chiedere per la traduzioni di manuali tecnici, contenuti descrittivi, schede prodotto di un e-commerce, siti istituzionali, siti vetrina, ovvero, per… “tutto quanto fa azienda”. Proprio questo approccio adottano grandi e-commerce internazionali come Zalando, MyTheresa e Yoox.

Ma la parte migliore deve ancora venire. Rivolgendosi ad un’agenzia specializzata di traduzione online che lavori professionalmente con le memorie di traduzione – come per esempio TextMaster, che è in grado di gestirle pressoché in ogni formato esistente – è possibile riuscire a spuntare tariffe delle traduzioni davvero interessanti.

 

Le agenzie, infatti, molto spesso trasferiscono al cliente i vantaggi economici derivanti dall’adozione delle memorie traduttive. Le ripetizioni delle espressioni che entrano a far parte della memoria di traduzione vengono sottratte dal conteggio totale delle parole per la cui localizzazione il cliente paga. Non si tratta di un dettaglio da poco: nel caso di traduzioni tecniche, descrittive o, più genericamente, modulari, l’effetto sul budget richiesto per il lavoro può essere drastico, al punto da rendere il servizio davvero alla portata di chiunque.

Peraltro, non bisogna dimenticare che, a lavoro ultimato, la memoria di traduzione resta comunque al cliente, che può continuare a disporne in proprio, anche ove volesse occuparsi autonomamente della localizzazione del proprio sito aziendale o intendesse affidarla ad un nuovo fornitore di servizi di traduzione.