Unboxing del Chromebook 3G e dintorni

Questo è il post scritto da alcuni sviluppatori del gruppo DevTeam di Vivido e Informa24 sulle primissime impressioni con il Chromebook 3G.

Ieri, martedì 30 Agosto 2011, siamo entrati in possesso del Chromebook.
Queste righe sono state scritte a quattro mani utilizzando Google Docs dalle seguenti persone :
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Giacomo Baccianti
Fabio Ballerini
Riccardo Cappello
Giuseppe Longordo
Claudio Menzani
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Abbiamo creato il video dell’unboxing (lo trovate qui) utilizzando un iPhone 4 per la ripresa.
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Il Chromebook Serie 5 (3G) con Intel Atom N570  1,66 GHz, 2 Go RAM, 16 Go SSD 12,1″, Chrome OS è
stato ordinato l’8 luglio su Pixmania.com la consegna era prevista per  il 25 luglio, ma Pixmania quando
abbiamo chiesto spiegazioni è stata molto trasparente nel fornircele , dandoci anche la possibilità di
recedere dall’ordine.
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ll packaging si presenta molto semplice e vagamente Apple oriented.
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All’accensione è necessario avere a disposizione una connessione wi-fi o  una copertura 3G con la SIM dati
con 3Gb di traffico incluso (che deve essere attivata in un centro 3Italia) fornita da 3Italia, poiché si passa
immediatamente ad un aggiornamento del sistema (evidentemente quello pre-installato non è l’ultima versione)
e qui si parla di circa quindici-venti minuti di attesa.

Il resto qui.

Update: L’attivazione della SIM 3Italia è più complicata del previsto e ancora non siamo a niente.

Nei prossimi giorni effettueremo dei test, e sono quelli che ci interessano di più, collegando il Chromebook ad applicazioni client/server classiche , ( come ERP , MS Office , etc) via Citrix Receiver in modo da accedere da questo nuovo device alle applicazioni aziendali.

Non è un caso che alla presentazione di Chrome OS c’era anche Citrix.

 

Sky, promozioni e consenso telefonico

Ieri mi ha chiamato Sky per una promozione che consente di vedere tutte le partite di calcio a circa €10 al mese fino alla fine di giugno del prossimo anno (mi sembra di ricordare) e da adesso alla fine di ottobre gratis.

Mi piace. La vorrei sottoscrivere.

Ma la procedura prevede che debba dire SI al telefono accettando una sorta di Termini e Condizioni letta dall’operatrice.

Li è scattato il mio dubbio, ed ho fatto presente che questa procedura non è di mio gradimento.

A questo punto l’operatrice mi passa una sua superiore, anche questa molto gentile e convincente, ma rimango del mio avviso, quel tipo di procedura non mi piace. Avrei preferito che la telefonata si limitasse a spiegarmi  la promo e che mi invitasse ad entrare nel mio account MySky dove avrei trovato in bell’evidenza l’offerta e la possibilità di sottoscriverla.

Dopo vari tentativi di addomesticarmi e visto la mia cocciutaggine a non aderire, mi han detto che avrebbero verificato la possibilità di inviarmi una e-mail dove mi ricordavano di chiamare il numero verde , comunicando i miei riferimenti mi avrebbero attivato la promo.

Ancora l’e-mail non si è vista.

Ma allora il cloud computing è una buona soluzione o no ? Riflessioni post disservizio di Amazon Web Services

Domenica sera il data center europeo con sede in Irlanda di Amazon Web Services (la piattaforma di cloud computing di Amazon, forse una delle prime, di sicuro la più famosa) a causa di una tempesta di fulmini si è trovato nelle condizioni di non poter fornire il servizio a molti dei suoi clienti e fra questi anche noi di Vivido utilizzatori di AWS da molto tempo .

Ovviamente abbiamo immediatamente avvisato i nostri clienti (si tratta di importanti catene alberghiere) sul disservizio che avrebbero dovuto sopportare. E questo è il problema principale e che ci sta più a cuore.

Ma adesso che la situazione di crisi è stata superata vorrei approfittarne per fare alcune considerazioni sull’utilizzo del cloud computing in generale.

E’ ovvio che la prima reazione da parte nostra è quella di disappunto e di impotenza , ed in alcuni casi leggendo i tweet con hastag #aws alcune reazioni sono state anche leggermente scomposte o comunque c’è chi immediatamente ne approfittato per mettere “definitivamente” in discussione il concetto di cloud computing. Comprensibile.

Ma se invece, con un pò di calma, andiamo ad analizzare come noi abbiamo affrontato eventi simili in passato allora ecco che lo scenario si capovolge letteralmente.

Circa un anno e mezzo questi stessi servizi li avevamo in-housing e quando è capitato un evento nettamente meno grave di quello di cui stiamo parlando, ma che ha visto uno storage fermarsi e la contemporanea necessità di inserire più server nel rack per sostituirne altrettanti che non funzionava più a dovere,  ci siamo trovati a dover interrompere il servizio.

Tutto questo in una situazione non programmata, quindi di emergenza, e questo cosa vuol dire in pratica ?

Richiamare alcuni dei nostri sistemisti che si trovavano presso clienti (quindi creando un ulteriore disservizio ) , cercare di recuperare nel minor tempo possibile l’hardware necessario, configurarlo, installarlo, testarlo e se tutto è andato bene (secondo voi ? ) andare in produzione. Tutto questo ha richiesto circa 48 ore di sospensione del servizio.

Nel caso di Amazon Web Service ci siamo dovuti preoccupare principalmente di gestire la comunicazione con i clienti e nel contempo operare alcuni work around consigliati dallo staff di Amazon in modo da anticipare il ripristino in altro modo , se i tempi di lavoro per risolvere il problema originario si fossero dovuti allungare oltremodo.
Ma non abbiamo dovuto vivere la frenesia (per usare un eufemismo) dell’episodio precedente, rassicurati anche dal fatto che un’organizzazione come Amazon Web Services stava seriamente lavorando alla risoluzione del problema.

Ai clienti oltre che tenerli informati sulle novità,  abbiamo inviato l’indirizzo della pagina dove viene visualizzato lo status  dei servizi Amazon in modo che potesse informarsi in tempo reale, con una ricaduta psicologica senza dubbio positiva.

A bocce ferme e al netto delle indubbie difficoltà che i clienti  hanno dovuto subire, il bilancio finale  di questa esperienza non può altro che essere positivo, sia in termini di un approccio più sereno ad un situazione di emergenza che a quello sempre da non sottovalutare dei costi .

 

 

Amazon Web Services ha problemi ? Venite con noi ! Carpe Diem Marketing :)

Da qualche ora i servizi dell’area Europa di Amazon Web Services hanno dei problemi.
Come ormai è pratica consolidata (vedi problema Aruba di qualche settimana fa) per monitorare a che punto è il problema si utilizza la Search di Twitter mediante l’hashtag più opportuno.

Nel caso odierno è #aws .

Interessante che c’è chi “come un fascio di nervi pronto a scattare” ha piazzato un tweet Sponsored (che quindi appare sempre al primo posto) offrendo “una valida alternativa”.

E parlandone stamani con alcuni miei colleghi alla macchinetta del caffè è venuta fuori la possibilità di utilizzare anche noi in un prossimo futuro questa iniziativa.

 

 

 

 

Ho installato e provato Google Voice. Brevi considerazioni.

Stamani ho scoperto che per gli utenti Google Apps la nuova funzione Voice per le chiamte VoIP   ancora non è abilitata.

Allora ho acquistato € 10 (€ 12 con IVA) di credito dal mio account GMail ed è tutto ok.

Ho solo un unico problemino che avendo installato sul BlackBerry un’ applicazione per eliminare chiamate provenienti da certi numeri e Sconosciute e siccome le chiamate in arrivo da Google Voice appartengono a quest’ultima categoria non riesco a intercettarle e quindi a rispondere.

E’ probabile che sia un settaggio da sistemare, ma per il poco tempo che fino ad ora ho dedicato alla configurazione non ho trovato niente a riguardo.