anobii.com – La tua libreria on line

Sempre della serie rendiamo pubbliche passioni, attività, aspirazioni perchè non pubblicare on line il catalogo della propria libreria.

Naturalmente c’è già chi ha già pensato e l’ha pure pensato bene perchè anobii.com è veramente un portale meritevole di attenzione.

Dopo una rapida registrazione inizi ad inserire i libri che hai letto, stai leggendo, che hai abbandonato o che consulti periodicamente, lo puoi fare inserendo il titolo o (ed è molto più rapido) introducendo il codice ISBN (codice internazionale che identifica in modo univo ogni singola opera).
Il sistema recupera rapidamente il libro presentando la sua copertina e tu non fai altro che corredarlo di informazioni (facoltative) che riguardano quando e come (libreria tradizionale o online) lo hai acquistato, se lo hai letto e quanto ti è piaciuto.

La cosa più simpatica e che nel fare questa operazione ho ripreso in mano tanti libri (per il momento ne ho inseriti solo una cinquantina) e sfogliandoli mi sono riemerse alla memoria  chi me lo ha regalato o che cosa stavo facendo nel periodo che lo stavo leggendo.

Un piccolo e simpatico tuffo nel mio passato.

anobii La mia libreria on line

Naturalmente esistono già applicazione che ti permettono di gestire la tua libreria online anche da altri social network come l’omnipresente Facebook.

Linkedin: io non capisco la gente che …

(Parlo di Linkedin ma può valere per qualsiasi altro social network)

Io non capisco la gente (parafrasando il verso di una vecchia canzonetta) che ti invita o accetta un invito ad esempio su Linkedin, ma che non permette agli altri di poter accedere alle proprie Connection.

Mi sembra che dietro questo comportamento si celi la paura  che qualcuno possa mettere il naso nel “proprio” orticello.

A parte questo, che comunque dal punto di vista dell’etichetta web 2.0 mi sembra una scortesia bella e buona,  questi utenti o non hanno compreso a fondo che il web 2.0 si basa sulla condivisione e che l’impressione che offrono è che hanno qualcosa da nascondere o che il loro network è talmente prezioso da non poter essere condiviso con gli altri.

Ripeto è solo una questione di etichetta poi è chiaro che ognuno è libero di far quel che meglio crede del suo “patrimonio” di conoscenze.

Piattaforme per l'Enterprise 2.0

Tratto da questo post pubblicato sul The Social Enterprise – Enterprise 2.0 : Il web 2.0 dentro l’azienda.
E’ parte di un resoconto sul forum sull’Enterprise 2.0 che si è tenuto a Boston nei primi giorni di giugno.

[…]

Così come Google, Microsoft ha fatto una pessima figura durante l’intera conferenza (a parte il caso di Lockheed Martin, basato su Sharepoint, che tuttavia ha richiesto 40 persone e qualche milione di dollari per la customizzazione). Sharepoint si è confermata una piattaforma non pronta ed assolutamente non adatta all’Enterprise 2.0 se non in seguito ad un pesantissimo lavoro di adattamento. La sua roadmap è eccessivamente lenta in un mercato così rapido e reattivo. Nonostante questo è chiaro che la sua omnipresenza le garantirà un ruolo primario all’interno delle aziende.

Ibm ha continuato a mostrare Connections e Quickr e possiede al momento la migliore soluzione Enterprise 2.0 sul mercato. Non sono però convinto della poca linearità del processo di acquisto e deployment (è necessario portarsi a casa l’infrastruttura tipicamente utilizzata da IBM, il costo è veramente elevato, il wiki non è disponibile se non acquistando insieme Connections e Quickr).

La parte da leone all’interno di molti contesti la faranno probabilmente le offerte best-of-the-breed, prodotti che hanno anticipato e fatto il mercato (come Socialtext, Confluence, Connectbeam, Jive, Newsgator, etc) e che oggi si stanno integrando a Connections e Sharepoint per colmarne le lacune e trascinare l’innovazione. Di queste tecnologie parlerò nei prossimo mesi, annunciando alcune importanti novità sull’Italia.

Il sentiment di fondo è che l’Enterprise 2.0 è ancora nella sua infanzia. La sua carica innovativa e le differenze con il mondo tradizionale enterprise sono forti, ma le azienda fanno ancora fatica a coglierne sfide ed opportunità. Questo discorso vale ancora di più per l’Europa.

Il pubblico dell’Enterprise 2.0 Conference di Boston era quasi al 100% americano (pochi australiani, pochi europei, pochissimi asiatici), mentre è chiaro che questo mercato sta crescendo aggressivamente proprio in Europa ed Asia, all’interno di contesti culturali, linguistici, economici molto diversi da quelli statunitensi. E’ anche per questo che sono straconvinto della necessità di moltiplicare eventi come l’International Forum on Enterprise 2.0.