
Agli inizi del primo decennio del 2000 Giancarlo Politi, fondatore e direttore della rivista e casa editrice di arte contemporanea Flash Art, alla quale sono stato abbonato per anni, nella rubrica delle risposte ai lettori, a chi gli chiedeva dove esporre la propria arte, come fare networking, non perdeva occasione di ribadire, sicuramente a ragion veduta, che era necessario “scappare” dall’Italia, consigliando quelle che ancora oggi sono le mete di incontro e diffusione dell’arte contemporanea come New York, Londra, Berlino e cosi via.
Poi nasce l’arte digitale, arriva la blockchain e con essa anche la possibilità mediante la tecnologia NFT (Non Fungible Token) di determinare in maniera inconfutabile la provenienza e di conseguenza la proprietà di un’opera d’arte.
Ed ecco che il paradigma si stravolge e con essa la possibilità di produrre arte, ma di anche costruire un tessuto di relazione da qualsiasi parte del globo si viva, ottenendo e mantenendo una perfetta visibilità e raggiungendo anche dei livelli di quotazioni importanti.
E’ quello che sta succedendo a molti artisti fra i quali anche italiani, come ad esempio gli Hackatao, che hanno fatto proprio il percorso inverso da quello consigliato poco più di un decennio fa, spostandosi dalla metropoli milanese da qualche parte sulle montagne Carniche/alto Friuli.
Tanto da essere inseriti in questo articolo fra i nove crypto artisti più innovativi del 2020.
Complimenti a loro e a tutti il settore della crypto arte il cui futuro è tutto da scrivere.