
Un argomento che mi interessa molto dello spazio NFT è analizzarne i dati per cercare di interpretarne le tendenze.
Una fonte senz’altro autorevole in questo campo è NonFungible.com con i suoi report e post periodici.
La lettura dei dati del team di NonFungible è orientata ad una interpretazione diciamo “tradizionale” come il numero di NFT emessi ed il loro prezzo medio di vendita suddivisi per segmenti (Collectibles, Metaverses, CryptoArt, Gaming, Utility, Sport) , all’interno di un determinato periodo di tempo e via così.
Informazioni assolutamente interessanti ed imprescindibili per analizzare qualsiasi tipologia di mercato.
Ma nel mondo della Crypto Art si sta affacciando un modo nuovo di leggere ed interpretare le informazioni.
Fra queste mi ha molto colpito questo studio pubblicato su Artnome il cui titolo tradotto in italiano è estremamente esemplificativo “Alla Ricerca Di Un’Estetica Della CriptoArte”
Gli autori della ricerca sono; Alex Estorik editorialista di arte e tecnologia su Flash Art ; Kyle Waters ricercatore focalizzato sulla costruzione di modelli di machine learning per la predizione dei prezzi delle opere d’arte nelle aste e Chloe Diamond scrittrice e curatrice specializzata in blockchain dati e arte, che collabora anche con il MoCDA.
La particolarità del loro lavoro sta nel punto di vista estremamente originale che li ha guidati all’analisi dei dati, il cui risultato fa emergere informazioni orientate anche al lato estetico e non solo, una questione che secondo gli autori è stata finora trascurata nei commenti tradizionali sugli NFT.
Hanno analizzato un solo marketplace Superrare che è comunque autorevole e rappresentativo di questo mondo.
Sono emersi informazioni che ci indicano, ad esempio, che i temi futuristici, retrò e fantascientifici sono fra i più esplorati e ambiti dai collezionisti fino ad arrivare ad un inaspettata considerazione e cioè che La tavolozza media dei colori degli NFT tende verso il viola, rinforzando un’estetica radicata nella “technolstagia“ , un termine che sinceramente leggo per la prima volta.
Come gli artisti taggano le proprie opere
Un elemento chiave è stato quello di andare a leggere come gli artisti stessi “taggano” le proprie opere e sulla base di questo gli autori hanno tracciato la relazione fra i tag ed il prezzo al quale le opere sono state vendute.
Sono stati scelti 50 tag per numero di NFT prodotti ed il prezzo medio di vendita dei lavori con questi tag.

Questo grafico, ad esempio, ci dice che “sci-fi” è il tag con il più alto prezzo medio di vendita (l’equivalente in ETH di circa USD 7.300) combinato con “space” (USD 5.730).
A mio parere sono informazioni utili per molti degli attori interessati a questo settore, ma in special modo per gli artisti.
Un’altra immagine che avvalora l’originalità di questo studio è questa:

Qui si analizzano i colori prevalenti nelle immagini di tutti il campione di NFT (22.018 lavori) preso in considerazione nello studio, fra le altre cose ci informa che il colore rosso vende ad un prezzo leggermente superiore, ma l’aspetto curioso è che si arriva ad una interpretazione proprio estetica sui lavori:
Five of the top 50 tags are concerned with color, though specific colors are limited to “red” and “black”, with red selling for slightly more. Seeking to probe the palette further, we mixed the colors of the entire SuperRare universe together to produce the above representation. Dominated by pastel hues of red, pink and purple, the outcome is straight from the Rothko school of data visualization. Suggestive of libidinal melancholy, the ultimate palette has an unmistakable allure of technostalgia that fits the defining themes of the market. Coupled with the popularity of “abstract”, “psychedelic” and “surrealism” – the movement that imagined a melting world – it is an irony of this attempt at an aesthetics that we have ended up with an iconography of Web3.
Di seguito alcune delle citazioni che ritengo vadano sottolineate:
Alcuni fra i tag più utilizzati sono “2d” , “3d” , “3danimation” , “3dillustration” , “3drender” che sono tipici o meglio nativi della crypto art.
Un campione delle 50 etichette più popolari supporta anche l’impressione di una rottura con la tradizione. 30 tag non hanno alcuna relazione con la terminologia tradizionale delle belle arti, sebbene cinque delle primi dieci ancora la mantengono.
Dal punto di vista del collezionista si evidenzia che :
Le opere con oltre 500 visualizzazioni sono dominate da tag relativi al nome dell’artista, il che implica che l’hype che circonda i singoli artisti, così come il loro tempo di presenza sulla piattaforma, è responsabile dell’aumento dei prezzi. Gli artisti più visti sono Hackatao, XCOPY, Pak, Coldie e Robbie Barrat, che insieme rappresentano 116.544 visualizzazioni totali o il 7,7% di tutte le visualizzazioni su SuperRare nonostante producano solo il 3,8% degli NFT di SuperRare.
L’ultima parte si concentra sulle novità che la cryptoart sta introducendo all’interno del mercato più complessivo dell’arte contemporanea fino ad arrivare a delle considerazioni abbastanza decise, alcune delle quali potrebbero innescare un dibattito altrettanto deciso:
L’arte contemporanea oggi è una funzione del capitalismo finanziarizzato come qualsiasi altro mercato. Ciò che la crypto art offre è una nozione di qualità potenzialmente più sicura dell’arte contemporanea perché è più coerente nei suoi media.
[…] la crypto art è il prodotto più rarefatto (o almeno il più recente) delle industrie culturali, rappresentato proprio dalla comunità di artisti multidisciplinari storicamente esclusi dal mondo dell’arte.
Poiché l’arte crittografica si incrocia sempre più con le strategie critiche dell’arte contemporanea, ha la possibilità di diventare un sito per la critica del cripto-colonialismo.
Conclusioni
Questo studio ci offre una panoramica originale fra aspetti apparentemente molto distanti fra loro, partendo da quelli economici, passando per i comportamenti di artisti e collezionisti, fino ad arrivare a considerazioni sull’estetica ed a critiche anche di segno radicale.
Questa è un’altra delle componenti di novità che sono rese possibili dal fatto di avere come fondamento tecnologico la blockchain, confermando che non sta solo cambiando il modo di lavorare e l’economia, ma anche il modo di pensare ed intendere un settore “storico” come l’arte.