Ancora su cloud e disservizi. Come si comportano i fornitori. Il turno di Amazon Web Services e Microsoft Office365

In questo momento dove quasi tutti i grandi player dell’ITC sono attivi o hanno presentato le loro proposte sul cloud è importante seguirli anche nel loro comportamento davanti ai disservizi che inevitabilmente si trovano (e di conseguenza ci troviamo noi clienti) ad affrontare.

Amazon Web Services ad esempio, almeno per quanto ci riguarda ma non dubito che lo abbia fatto con tutti i propri clienti, dopo l’incidente causato da un fulmine agli inizi di agosto, ci ha presentato un (devo dire inaspettato e da noi non richiesta) billing scontato di diverse centinaia di euro.

Microsoft invece per il suo nuovo servizio Office365 ci invia stamani questa e-mail :

Gentile cliente,

L’obiettivo del team Office 365 è di fornire un servizio eccellente a tutti i clienti. L’8 settembre si è verificato un interruzione del servizio globale che ha colpito vari servizi di Office 365. Ci scusiamo per il disagio che questo inconviente ha causato a Lei e ai Suoi dipendenti.

Abbiamo preso l’impegno di comunicare ai nostri clienti, in modo onesto e trasparente, i disservizi e le azioni intraprese per impedirne il ripetersi.

• Cos’è successo?
º Una prima indagine ha rivelato che i clienti non hanno potuto accedere al servizio Office 365 a causa di un problema al Domain Name Service (DNS).

º La durata dell’incidente è stata approssimativamente dalle 20:00 PDT alle 23:30 PDT, lasso di tempo in cui i clienti non hanno potuto accedere al servizio Office 365.

º La Service Health Dashboard è stata regolarmente aggiornata nel corso di questo incidente, mantenendo informati i clienti, benché ci sia stato un breve momento in cui la Dashboard non è stata sempre raggiungibile.

• Quali azioni sono state intraprese per impedire il ripetersi di un simile incidente?

º Il problema alla rete del Data Center è stato risolto e stiamo analizzando la causa.

º Continuiamo a monitorare molto attentamente la situazione generale della rete per garantire ai nostri clienti un servizio di qualità.

Siamo consapevoli che ogni disservizio possa ripercuotersi negativamente sul Suo business. Come segnale concreto di impegno ad assicurare un servizio di alta qualità, Microsoft cambia la procedura di rimborso standard per questo incidente e rimborserà la Sua azienda proattivamente con un credito del 25% sulla fattura mensile. Il credito apparirà su una delle prossime fatture. Non è necessario contattare Microsoft per richiedere il rimborso. La procedura di rimborso può richiedere fino a 90 giorni di tempo.

 

Conclusioni

Oltre che a diffondere le potenzialità tecniche e di risparmio economico delle piattaforme in cloud ,  è  soprattutto  dalle risposte che i forniti di servizi riusciranno a dare al mercato a fronte degli “inevitabili” disservizi che si costruirà la fiducia del potenziale mercato, favorendo la migrazione della aziende in cloud.

Giudizio per il comportamento AWS e Office365 :  Positivo

Esperienza di migrazione in cloud (e dintorni)

Il nostro servizio RoomShop, ideato nel 2006 e che fino agli inizi di questo anno ha avuto una crescita lenta quindi gestibile, dallo scorso giugno  ha conosciuto un incremento inaspettato di clienti (cosa senz’altro interessante e sempre auspicabile, ma alla quale , come vedremo è necessario sempre prestare la massima attenzione).

L’intero ecosistema era allocato all’interno di una farm di tutto rispetto, nei pressi dei nostri uffici, ed utilizzava server di nostra proprietà, non scendo nei dettagli , ma credetemi per sostenere il servizio che dobbiamo fornire l’architettura è sufficientemente complessa.

La parte più rognosa sta nel fatto che il servizio che offriamo consiste nell’interfacciarsi , in vario modo via XML o screen-scraping con i più importanti portali turistici esistenti (Expedia, Booking, Lastminute, Venere, etc.) per inserire con un solo-click (come recita il claim di RoomShop) da una unica interfaccia utente, tariffe e disponibilità e/o recuperare le tariffe dei competitor dei nostri clienti.
La sfida che impatta maggiormente è che ognuno dei portali turistici è una entità indipendente che dedice – giustamente – di modificare o manutere il proprio web site quando meglio lo ritiene opportuno, quindi da parte nostra dobbiamo il più rapidamente possibile (sempre troppo tardi per i nostri clienti 🙂  , adeguare i nostri programmi ai cambiamenti.

Un aumento improvviso di clienti (cioè di alberghi che utilizzano il servizio) , comporta ovviamente un proporzionale incremento di utilizzo di risorse, ed è qui che il modello definito “in-house”  (con questo termine intendo riferirmi  a gestire l’intera infrastruttura con propri server )  ha mostrato immediatamente la corda, soprattutto nei confronti della scalabilità,  rappresentato dalla seguente e semplice equazione :

Incremento improvviso e consistente di clienti = nuovi server + attività sistemistiche di configurazione e manutenzione + costi accessori (aumento di banda, etc)

Ovviamente l’adeguamento alla nuove richieste deve avvenire nel minor tempo possibile, pena la percezione da parte del cliente o del partner che il servizio nel suo complesso sia scadente  o comunque non adeguato ad un target professionale.

I nuovi server vanno acquistati (difficile pensare di averne a magazzino), i sistemisti hanno già attività pianificate (per fortuna) per la settimana e probabilmente anche per le due successive, insomma il tutto diventa assolutamente ingestibile.

La soluzione : Cloud

L’idea di passare in cloud non è balenata all’improvviso è già da un bel pò (più di anno) che testiamo i vari servizi , abbiamo account aperti su Amazon Web Services, Microsoft Windows Azure Platform, GoGrid,  altri li abbiamo testati e o li abbiamo, per il momento accantonati, o li abbiamo chiusi perchè non rispondevano alle nostre necessità.

Per quanto riguarda il passaggio del servizio RoomShop abbiamo iniziato a programmarlo già alla fine di luglio facendo un censimento preciso di tutti i servizi per ognuno dei quali è stato necessario effettuare verifiche di compatibilità.

Sono state proprio queste verifiche che hanno fatto si che , dall’idea iniziale di allocare tutto su un unico fornitore cloud, abbiamo optato per due servizi distinti e cioè :

  • Microsoft Azure :  dove risiedono principalmente i processi per il recupero ed inserimento delle informazioni da e per i portali
  • Amazon Web Services : che abbiamo ritenuto maggiormente affidabile e flessibile per quanto riguarda la gestione del data base

Successivamente abbiamo pianificato due sessioni di interventi a distanza di circa due settimane l’una dall’altra dove prima abbiamo migrato e quindi popolato  Azure Platform, dopodiché lo scorso martedì è stato migrato e popolato Amazon Web Services con il database ed i servizi residui.

Come è andata la migrazione ?

Dal punto di vista generale posso affermare che l’operazione ha avuto successo.
Inutile nascondere che per quanto si possa porre la massima attenzione ad ogni minimo particolare, qualcosa può sempre sfuggire (non tutte le necessarie informazioni sono state raccolte o ci sono state comunicate)  e anche nel nostro caso è accaduto, generando qualche incomprensione (accompagnata da uno sincero  scambio di opinioni) con un nostro partner.

Da notare che a differenza di gran parte delle applicazioni, che per quanto complesse siano,  vivono in confini “finiti” e quindi controllabili, RoomShop (e tutti i servizi che appartengono alla stessa categoria)  naviga in un mare magnum spesso in burrasca.

Ma questa è la sfida che a noi piace.

Qual’è la situazione adesso ?

E’ quella che ci aspettavamo. Tutte le criticità che prima si presentavano generando colli di bottiglia sulle varie parti del sistema si sono brillantemente risolte.

Le richieste arrivano da parte degli albergi e vengono immediatamente, e sottolineo immediatamente elaborate. Una meraviglia.

Sono certo che in Italia adesso siamo uno dei (o forse il) Channel Manager ( è questa la categoria alla quale appartiene il servzio RoomShop) con l’infrastruttura migliore.

E questo soprattutto grazie alle varie competenze e la passione che le persone in Vivido mettono su questo progetto.

Ma ?

E’ ovvio che c’è sempre un risvolto negativo. Qual’è in questo caso ? Bè ovviamente sempre lo stesso cioè il costo. Tutta questa affidabilità, volume di fuoco e scalabilità si paga e si paga cara. Ma questo è un altro argomento che affronterò in futuro  ;-)

Twitter : basta con il cloud computing ?

La notizia che Twitter entro l’anno costruirà un proprio data center a Salt Lake City trasferendoci (tutta ?) l’infrastruttura operativa è di quelle che sembrano in controtendenza almeno dal punto di vista delle previsioni riportate in rete.

Per quanto ne so, fino ad ora, l’infrastruttura di Twitter è in cloud da qualche parte (sicuramente anche su Amazon Web Services)  e sarebbe interessante conoscere più in dettaglio le difficoltà tecniche incontrate dai sistemisti di Twitter tali da fargli decidere che avere i server sottomano sia garanzia di maggiore affidabilità dell’intero sistema.

Sarebbe interessante proprio per capire se ci sono dei limiti interni al modello cloud o piuttosto se questi sono relativi al modello (parlo dell’aspetto tecnico) Twitter.

Amazon Web Services: domande per esperti

Da qualche settimana stiamo valutando gli aspetti economici, tecnici e di business collegato con lo spostamento dei sistemi e delle nostre applicazioni che attualmente sono allocate in data center verso Amazon Web Services.

Abbiamo aperto un account su AWS e le prime risposte sono sicuramente positive.

Rimangono aperte alcune questioni tecniche che i miei colleghi mi hanno inviato e che io riporto qui, nella “speranza” che qualche esperto  :grin: possa darci una riposta.

1) E’ possibile fare un salvataggio di tutta la mia macchina virtuale in modo che, nel caso in cui io non riesca più a effettuare il boot della mia Virtual Machine, perchè  – ad esempio –  in un momento di pazzia mi sono cancellato un file di boot del sistema operativo,  posso rapidamente ripartire dal salvataggio precedente ( non devo quindi fare niente di più, se non riprendere il salvataggio della VM per rendere nuovamente disponibile la mia applicazione )

2) E’ possibile fare il boot di una immagine ISO ? Esistono molte appliance virtuali già pronte che possono essere bootate da ISO e quindi sarebbe molto comodo poterle utilizzare.